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Conciliazione Famiglie e Lavoro

By 09:31

Tre figli e una gran voglia di tornare al lavoro, seduta dietro ad una scrivania a fare quello che mi piace, per poi correre a prendere i bimbi all'asilo e passare il pomeriggio con loro.
Riuscire a portarli a qualche attività, dagli amichetti, a preparare una cena decente ad un orario decente, sedermi con calma con loro a cenare e leggergli una storia prima di andare a letto.
Un'utopia?
In questo momento credo di sì.
Perché, purtroppo in Italia è ancora vero, stare in ufficio dodici ore è la chiave del successo, ma manco poi tanto del successo, è la chiave per mantenerti il lavoro.
Non importa se arrivi alle 9.30 invece delle 8, se mangi con calma la brioche alla macchinetta del caffè per mezzora, fai due ore di pausa pranzo e cinque pause caffè. Sei in ufficio se ho bisogno di te alle nove di sera, se ho bisogno di un dato mentre una mamma è a casa a sfamare tre piccoli.

Sicuramente il part time è un primo passo per aiutare le mamme a restare nel mondo del lavoro, ma un part time di comune accordo, dove so che tu esci alle 15.30, non mi crea problemi perché so che sei efficiente nelle ore in cui stai in ufficio. Non un part time dove ho fissato il meeting proprio alle 15.15, che tanto dura poco, dove ogni giorno alle 15.30 mi dici "ma esci di già?" o "beata te che lavori poco", sì, ma vengo anche pagata di meno e la sera, messi a letto i cuccioli, ricomincio a lavorare per mettermi in pari.

Indubbiamente il lavoro da casa o telelavoro può aiutare. E' vero che quando si hanno i bambini malati non si riesce a lavorare come in ufficio, ma è anche vero che se non mi devo vestire, truccare, stare un'ora in macchina all'andata e al ritorno, riesco a guadagnare quelle due orette al giorno che posso dedicare al lavoro.

La banca delle ore è un istituto contrattuale che permette di rendere elastico l'orario di lavoro: entrate e uscite  e pause pranzo differite a seconda delle esigenze. Salterei volentieri il pranzo per poter uscire un'ora prima.

Le risorse esterne: asili nido con orari flessibili, tate e nonni sono importantissimi. Ma anche una rete di amicizie che ti permettano di chiedere il ritiro di figli un pomeriggio a settimana in cambio di un altro pomeriggio. Se non si dispone di nonni a tempo pieno o a disposizione immediata in caso di malattia (che è un mese che a turno ho un bimbo a casa), la tata diventa una risorsa indispensabile, soprattutto per i primi anni di vita, quando i bimbi non possono stare con chiunque, ma con una persona che li conosca e che loro conoscono. Dopo i tre anni la situazione migliora e si può anche pensare ad una rete di persone, vicine di casa, studentesse universitarie, tate a richiesta, per gestire le emergenze, che forse prima o poi si diraderanno (lo spero fortemente!!!).

Il dialogo con l'azienda, comunque, resta il punto fondamentale. Se ti dicono "voglio veramente che tu rientri al lavoro", ma poi il part time o qualunque altra soluzione di conciliazione tu proponga non venga nemmeno presa in considerazione, allora forse non è proprio vero che rivogliono te.

Gestire famiglia e lavoro può essere difficile, ma la trasparenza e il dialogo aiuta molto. Io non posso che ringraziare le due aziende in cui ero assunta quando ho avuto dei figli per avermi permesso di metterli al mondo e di crescerli. Forse un po' di conciliazione adesso servirebbe anche anche a me!

E voi siete riuscite a trovare una soluzione?

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3 commenti

  1. Secondo me tocchi un tema urgente, legato certo al mondo femminile (mamma con figli e lavoro) ma legato alla visione del lavoro di fronte ad un mondo che cambia. Troppo spesso si confonde tempo al lavoro con produttività. Troppo spesso non si riesce a valutare i meriti e l'apporto che può dare una persona quando è messa nelle condizioni di affezionarsi alla propria azienza perchè da essa è rispettata, accolta e valorizzata. L'aspetto del legame che incrementa attaccamento e produttività viene spesso ridotto a mero corollario, quando invece è il cuore del lavoro. Tempo fa un noto economista sul Mondo sosteneva che una della cause maggiori della crisi è dovuta alla miopia e all'incapacità di molti manager: senza vision, troppo legati al breve periodo, incapaci di gestire il merito con la flessibilità giusta per le risorse a disposizione ecc. Trooppo spesso raccomandati... Non so se tutto sia vero, ma credo che l'approccio al lavoro, per quel che vedo attorno a me, sia vecchio e ormai superato... la flessibilità non è dare più tempo per stare a casa, ma aiutare chi vale a gestirsi il tempo! E l'azienda ne gioverebbe un sacco. Chi ci ha provato sta scoprendo risultati sorprendenti. Bisogna ribaltare la prospettiva!!!!

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  2. La mia soluzione è stata lasciare il lavoro; ma a dire la verità, il mio caso era un pò diverso, perchè desideravo stare con loro fino ai 3 anni (età della scuola materna).
    Ma se fossi rimasta, anche io avrei dovuto lottare con le unghie e con i denti per avere un part-time, credo...

    Sul discorso di dover essere sempre disponibili, magari 12 ore al giorno... beh, mi viene da pensare anche che alcuni manager non si rendano conto che si dovrebbe lavorare per vivere, e non il contrario... :(

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    1. Nella prima multinazionale in cui ho lavorato, era olandese, quindi approccio molto diverso da quelle americane, la mia responsabile ci diceva "vi voglio fuori di qui dopo 8 ore esatte di lavoro, come fate a fare marketing e ad avere idee se vivete rinchiuse qui dentro giorno e notte?!"
      Con questo metodo alla fine ci sentivamo tutti liberi, eravamo molto più efficienti e le riunioni anche fino a tardi non pesavano, perché erano l'eccezione e non la regola!

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